DAGLI STUDENTI |
esperienza 1 |
L’insegnante ti propone il seguente gioco: “Pensa a un numero,
moltiplicalo per due, aggiungi cinque, togli il numero che hai pensato,
aggiungi otto, togli due, togli il numero che hai pensato, togli uno”.
Secondo te, è possibile che l’insegnante, pur non conoscendo il numero
che tu hai pensato, indovini il tuo risultato? Se sí, in quale modo?
Si rilevano alcune difficoltà legate a una lettura affrettata della
consegna. Alcuni alunni eseguono i passaggi e si fermano una volta
arrivati al risultato, senza cogliere che la richiesta è quella di
pronunciarsi sulla possibilità per l’insegnante di indovinare il
risultato.
Interventi puntuali dell’insegnante e dell’osservatrice mirano a far
riflettere sull’effettiva consegna.
Alcuni alunni sbagliano ad interpretare la consegna (problema legato
forse a una lettura affrettata del testo) e si pronunciano sulla
possibilità, per l’insegnante, di indovinare il numero di partenza a
partire dal risultato.
Si riportano alcuni estratti dai protocolli di risoluzione individuale:
C: scrive errata la consegna
A: non scrive nulla
V e C e F: rispondono no, senza motivare
M: “se io dico il risultato poi rifacendo i calcoli possono
riuscire a dire il numero che ho pensato”.
T: “sí,perché si tratta di un procedimento matematico che , per
via
di esso, per tutti i numeri vale lo stesso risultato. Il fattore che lo
determina è” togli il numero che hai pensato”
To: “sí, perché basta fare i calcoli senza contare il numero che
hai pensato. L’ho capito facendo l’esercizio”
G: “sí , perché alla fine trovi sempre 11- 1”
La maggior parte degli alunni ( 15 su 6 ), dopo aver eseguito alcune
prove numeriche (in alcuni casi non documentate), conclude che
l’insegnante può facilmente indovinare, dal momento che il risultato è
sempre 10. Questi studenti non si limitano a constatare la regolarità
attraverso prove numeriche, sono anche in grado di fornire (tentativi
di) spiegazione.
Si può notare che andare al di là della constatazione
dell’invarianza del risultato costituisce già un ragionamento avanzato,
soprattutto tenendo conto del fatto che il testo in sé non richiedeva
una spiegazione in tal senso. Alla domanda “secondo te l’insegnante può
indovinare il risultato”, è lecito rispondere “sí, perché il risultato
non cambia, qualsiasi sia il numero pensato”, senza poi porsi il
problema di spiegare perché il risultato non varia!
Pensi che sia un mago l’insegnante che ha indovinato il risultato che avete ottenuto ? Scrivi sotto forma di espressione la sequenza dei calcoli del gioco, utilizzando un colore diverso per il numero pensato. Prova a scrivere una espressione che vada bene per qualsiasi numero abbiate pensato.
Tutti gli studenti rispondono “no” alla prima domanda, ma solo alcuni
illustrano le ragioni della risposta. Si può osservare che
probabilmente a questo punto la domanda suona quasi superflua, dal
momento che si è già discusso collettivamente sulle ragioni per cui il
risultato non cambia. Risulterà interessante, in fase di condivisione,
introdurre il discorso sull’utilità dell’espressione come
rappresentazione che fa cogliere ancora meglio le ragioni per cui il
risultato non cambia.
Si può osservare che di fatto alla domanda “pensi che l’insegnante
sia un mago?” si può rispondere con due livelli di motivazioni: a un
primo livello, è sufficiente rispondere che l’insegnante non è un mago
perché il risultato non cambia; a un secondo livello, si cerca anche di
spiegare perché il risultato del gioco non cambia. Si riportano alcune
produzioni individuali.
G: “No, perché il numero pensato, di qualsiasi tipo esso sia, non
cambia il risultato di quanto richiesto”.
T: “no, perché il risultato non è variato dal numero pensato.
O: no, perché il risultato è sempre 10. Quindi si sa anche senza
sapere il numero pensato”.
Più problematiche le altre due domande.
Per quanto riguarda la seconda domanda, alcuni studenti, anziché
scrivere un’espressione, scrivono la sequenza di operazioni, in
colonna, realizzando quella che nel seguito chiameremo una
rappresentazione procedurale del gioco. In alcuni casi gli
studenti
scrivono sequenze ibride, in cui le diverse operazioni sono
separate
dal segno di uguale, che però perde il significato di equivalenza tra
primo e secondo membro. Si riporta un esempio di rappresentazione
procedurale del gioco, due esempi di espressione “vera” e uno di ibrida
.
To:
100 x 2 = 200
200 + 5 = 205
205 - 100 = 105
105 + 8 = 113
113 - 2 = 111
111 - 100 = 11
11 - 1 = 10
R: 7 x 2 + 5 - 7 + 8 - 2 - 7 - 1 = 10
G. : {[(60 x 2 + 5) – 60] + 8 – 2} – 60 – 1
Mu. : 4 x 2 = 20 + 5 = 25 - 4 = 15 + 8 = 23 - 2 = 21 - 4 = 11 -
1 = 10
Per quanto riguarda la terza domanda, non tutti gli studenti,
forse
ancora una volta a causa di una lettura affrettata del testo, sembrano
cogliere la differenza con la richiesta della domanda precedente (non
colgono che questa volta si richiede loro di scrivere un’espressione
che vada bene per qualsiasi numero). Chi comprende il senso della terza
richiesta propone di rappresentare il numero pensato con una lettera
(N, oppure A), oppure con un punto interrogativo, una nuvoletta,
l’intera locuzione “numero pensato”. Si consideri, per esempio,
l’espressione proposta da Ric:
n x 2 + 5 - n + 8 - 2 - n - 1 = 10
Si segnala anche la proposta di Tor, che realizza una rappresentazione
procedurale: Tor scrive la sequenza di operazioni, in cui il numero
pensato è indicato con n, ed il risultato di ogni operazione è
nuovamente indicato con n. La lettera n ha per l’alunno il significato
di “numero che ancora non conosco”, non c’è la consapevolezza del fatto
che lettera uguale deve indicare numero uguale .
To:
n x 2 = n
n + 5 = n
n - n = n
n + 8 = n
n - 2 = n
n - n = n
n - 1 = 10
Alcuni di coloro che avevano scritto una sequenza di tipo ibrido anche
nella generalizzazione usano lo stesso tipo di rappresentazione:
Al. : n x 2 = 20 + 5 = 25 - n = 15 + 8 = 23 - 2 = 21 - n = 11 - 1 = 10
Nella successiva discussione di bilancio, gli alunni sono invitati a
presentare le diverse espressioni create individualmente. Si
identificano due classi di rappresentazioni, che la classe d’ora in
avanti chiamerà “modalità”: la modalità Ric, ovvero l’espressione
contenente la lettera n (rappresentazione di tipo relazionale), e la
modalità Tor, rappresentazione di tipo procedurale (Tor è il solo a
utilizzare la rappresentazione procedurale). Durante la discussione
collettiva, alcuni alunni propongono di modificare la rappresentazione
procedurale scritta da Tor, indicando ogni risultato intermedio con una
lettera diversa. Tale correzione sarà fatta formalmente alla lavagna
nel corso della sessione successiva. Si noti che, una volta inserite
lettere diverse, anche la modalità Tor diviene una rappresentazione
corretta del gioco.
L’insegnante riassume alla lavagna le diverse proposte; la lezione termina con una domanda, a cui gli alunni devono rispondere per la sessione successiva: quale tra le espressioni proposte sarebbe scelta da un matematico? “A caldo”, alcuni alunni scelgono la modalità Tor, in cui il numero pensato è indicato con la lettera n. Il confronto tra le due modalità è ripreso nella sessione successiva.