La gnomonica

In mancanza di prove e testimonianze concrete, la storia della gnomonica è fatta soprattutto di supposizioni, congetture ed ipotesi, basate sull'interpretazione delle citazioni che ci giungono. L'esempio più ricorrente è costituito dal libro IX dell'Architettura di Marco Vitruvio Pollione, vissuto probabilmente verso la fine del I secolo a.C. E' questo il libro più antico  che ci è pervenuto sulla gnomonica dove sono elencati gli orologi solari dell'antichità, di cui alcuni sconosciuti, e dove è descritto il famoso analemma, una particolare curva geometrica a forma di otto, per mezzo della quale si costruirono gli orologi solari fino al XVII secolo, quando subentrarono i metodi analitici.

 

 

La figura soprastante descrive la posizione del sole nei diversi giorni dell'anno ed è stata realizzata attraverso una serie di fotografia sovrapposte, mentre la figura sottostante presenta la curva che si ottiene su carta millimetrata.

 

 

Le discordanze storiche più famose sull'inventore dell'orologio solare sono due. Da una parte c'è Plinio il Vecchio che, nella sua Storia Naturale, cita il filosofo Anassimandro quale inventore dell'orologio solare in Grecia; dall'altra troviamo Diogene Laerzio  che nel II sec. d.C. rivendica questa gloria ad Anassimene. Già P. Biagio La Leta dichiarava nella sua opera Gnomonica ossia l'arte di costruire gli orologi solari, che lo storico Plinio il Vecchio era in errore quando affermava che gli orologi da sole erano stati inventati dal filosofo Anassimene, nel VI secolo a.C., ricordando che ancor prima, tali strumenti erano costruiti in Giudea. Nella metà del secolo XVIII, l'erudito benedettino Augusto Calmet, riportò una notizia molto interessante. La sua fonte è Apione, grammatico e poligrafo di Alessandria del I secolo d.C., il quale scrisse che ancor prima di Mosè, si costruivano (forse in Egitto) delle colonne, sotto le quali era raffigurata una berca ovvero  un emisfero, e sopra una statua rappresentante un uomo, che  girava continuamente descrivendo con la sua ombra  il corso del Sole: l'ombra cadeva  nell'emisfero sottoposto, per cui segnava in questo le ore del giorno. Il tipo di orologio descritto deve appartenere alla famiglia degli emisferi, ma oltre a questa considerazione, si apre la porta delle ipotesi e della fantasia.

 

 

Comunque, questa notizia rafforza senz'altro la tesi secondo cui gli orologi solari non sono nati in Grecia, ma sono qui approdati dall'Egitto e dalla grande valle dell'Eufrate. Oggi, alla luce degli incredibili ritrovamenti archeologici che sono stati effettuati in tutta l'area del Mediterraneo, possiamo ammirare strani orologi solari risalenti al 1500 a.C., appartenuti a faraoni egizi. Tuttavia, la gnomonica, intesa come lo studio metodico del movimento dell'ombra del Sole proiettata da un bastone piantato in terra, o sopra un qualsiasi altro piano, risale al VII - VI secolo a.C., cioè ad Anassimandro.

 

 

Gli eruditi dei secoli scorsi analizzarono invano tutte le fonti storiche disponibili, alla ricerca di citazioni di orologi solari. Nell’ antichità quando indicavano l'ora della cena, non facevano riferimento agli orologi solari, ma ad un metodo di misura del tempo chiamato da Dionisio Petavio (sec. XVIII) Decempedalis. Si tratta della misurazione dell'ombra del proprio corpo in unità chiamate piedi. Aristofane indicava l'ora o meglio il momento della cena quando l'ombra di un uomo aveva la lunghezza di dieci piedi. Questo tipo di orologio era chiamato Stoicheion e fu usatissimo fino al IX secolo.

Con l'affermarsi della gnomonica si giunse nel III secolo a.C. a delle innovazioni davvero eccezionali, dovute in gran parte agli eccellenti studi matematici dei vari filosofi greci. Così, Vitruvio ci informa su alcuni orologi solari maggiormente in uso nella sua epoca e sui relativi inventori, lasciandoci al gioco interpretativo delle sue parole per quanto concerne la descrizione degli stessi.

 

 

 

 

 

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