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La velocità v di propagazione delle "shallow-water waves" è data dalla formula delle onde di acqua bassa v = gh in cui h è la profondità dell'acqua in quel punto e g è l'accelerazione di gravità (9.8 m/sec²). Utilizzando questa formula troviamo che, per esempio, in un oceano caratterizzato da una profondità di 4000 metri (quale può essere l'Oceano Pacifico) un'onda di tsunami si può propagare alla velocità di oltre 710 km/ora: la velocità di un aereo. La ridotta ampiezza di queste onde, il cui valore è tipicamente dell'ordine di un metro, fa sì che esse risultino praticamente "invisibili" per qualsiasi imbarcazione che le incroci in mare aperto. L'estrema pericolosità di questo fenomeno può essere meglio compresa introducendo alcune considerazioni riguardanti l'energia trasportata dal moto ondoso. Il tasso di perdita di energia di un'onda è strettamente correlato all'inverso della sua lunghezza d'onda e questo comporta che la propagazione di un'onda di tsunami avvenga con piccolissime dispersioni, dunque il treno d'onde può percorrere lunghissime distanze mantenendo praticamente inalterato il suo carico energetico. E sono proprio l'elevatissimo contenuto energetico delle onde e il principio di conservazione dell'energia che trasformano queste propagazioni da piccoli e quasi impercettibili movimenti della superficie marina in mare aperto a gigantesche calamità naturali nel momento in cui si abbattono violentemente sulle coste. Tutto dipende ancora dalla relazione tra la velocità e la profondità dell'acqua vista prima. Avvicinandosi alle coste diminuisce la profondità del mare e dunque anche la velocità delle onde si riduce, ma questo comporta che, dovendo per necessità fisica rimanere costante l'energia, debba aumentare l'ampiezza del moto ondoso, cioè l'altezza delle onde.